
14 Aprile 2025, la mia lettera al sindaco di Morgex (Valle d’Aosta)
Illustrissimo Sindaco Barzagli,
sono Luca Fontana, interprete naturalistico, fotografo e autore del libro “Tornare a Esplorare” edito da Rizzoli.
Le scrivo in quanto ho saputo della volontà del Suo comune di creare un chiosco di ristoro presso il Lago d’Arpy, iniziativa a cui sono contrario non solo per ragioni ambientali ma anche per economia del turismo. Le scrivo quindi questa email per argomentarle la mia posizione, sperando che non tutto sia già stato deciso e che sia possibile correggere la rotta.
Una premessa: questa è una lunga email, che potrebbe sembrare troppo lunga per un semplice chiosco, tuttavia penso che questa sia una preziosa occasione per riflettere sullo sviluppo turistico del territorio, abbracciando una direzione più integrata ed in definitiva contemporanea.
Frequento il Lago fin da bambino, e da 5 anni a questa parte vivo 6 mesi l’anno in Valdigne. Sto anche cercando insieme a mia moglie una casa per diventare tutto l’anno residenti in questa zona che amiamo e in cui svolgiamo le nostre attività lavorative.
Siamo molto affezionati al Lago d’Arpy, e nell’ultimo decennio abbiamo constatato, nostro malgrado, che la sua frequentazione è aumentata in maniera vertiginosa, causando non pochi problemi.
Il tritone alpino è scomparso dal lago principale e i fragili ecosistemi di prateria e lariceto stanno subendo una pressione antropica innaturale, che ne minaccia integrità e bellezza.
Il lago è diventato inavvicinabile nei finesettimana di tutto il periodo estivo (e anche invernale), con fiumane di persone sul sentiero, tende piantate sulle sue sponde, cani e persone che praticano la balneazione nelle acque del lago (nonostante questo sia proibito dalla legge). Rifiuti vengono abbandonati presso il lago, in cambio troppi girini di rane dalmatine e tritoni alpini vengono a casa come souvenir. Il sentiero d’accesso in stagione è costellato da deiezioni di animali (e anche umane).
Questo avviene perché la frequentazione attuale del lago è estremamente generalista, per cui tante persone vengono qui sull’onda di una moda piuttosto che per fare conoscenza di questo ambiente molto speciale. Il Lago d’Arpy d’altronde è caratterizzato da un facile accesso che porta ad un ambiente molto pittoresco, caratteristiche che lo rendono particolarmente ambito e quindi popolare, soprattutto nell’attuale panorama turistico influenzato dalle mode dei social.
Tutto questo per dire che il Lago d’Arpy rappresenta appieno il problema dell’overtourism, ben noto da qualche anno ma che con la vicenda di Roccaraso ha mostrato quanto possa influenzare negativamente non solo l’ambiente ma anche la reputazione e l’economia turistica di un luogo.
La costruzione di un chiosco di ristoro semplificherebbe ulteriormente la fruizione di questa zona, diventando un’implicita giustificazione per una frequentazione che poco ha a che fare con l’ambiente alpino.
Già oggi capita di incontrare presso il lago persone assolutamente impreparate al luogo e a possibili imprevisti: un infortunio qui richiede l’intervento del soccorso alpino, con notevoli costi per la collettività. Una fruizione semplificata inoltre aumenterebbe ulteriormente la pressione turistica, che è già eccessiva sia per l’ecosistema sia per le infrastrutture. Posteggiare al Colle San Carlo il fine settimana è già oggi praticamente impossibile, inoltre la Genzianella vive un turismo “a tsunami”, per cui a lunghi momenti di vuoto (fuori stagione e in settimana) si alternano brevi momenti di affluenza vertiginosa, che influenzano negativamente la qualità del servizio e il lavoro degli esercenti.
Se la situazione si aggravasse, si accentuerebbe la situazione di overtourism per cui il lago sarebbe ancora più di moda per qualche tempo, per poi collassare e rendere necessarie iniziative da parte dell’amministrazione per gestire una situazione di cui gli potrebbe essere imputata una responsabilità diretta ai sensi delle leggi vigenti, oltre che dall’opinione pubblica. Non escludo inoltre che un territorio troppo frequentato, dopo un periodo di picco, vedrebbe diminuire le presenze turistiche, cosa che sta succedendo in altre zone come le Dolomiti. Non ultimo, in questo processo, l’habitat del Lago d’Arpy verrebbe irrimediabilmente compromesso: Lei converrà che si tratta di una notevole perdita ambientale e di ricchezza turistica anche per le generazioni future.
La Valdigne è già molto frequentata ed è concreto il rischio che tanti turisti (soprattutto stranieri, che soggiornano più a lungo lasciando ricchezza sul territorio) scelgano altre mete per le loro vacanze.
La Val d’Ossola, altro territorio che frequento e in cui esercito la mia professione, proprio grazie all’essere rimasta ad uno stato più primitivo e meno al servizio del turista occasionale, in questi ultimi anni sta vedendo crescere le presenze di turismo alternativo soprattutto da parte di svizzeri e nord-europei. Questo è un tipo di turismo che lascia tantissima ricchezza sul territorio ed in maniera molto diffusa, favorendo per esempio strutture ricettive a conduzione famigliare piuttosto che i classici alberghi all-inclusive. Sono turisti che vogliono fare esperienze autentiche sperimentando ristoranti fuori dall’albergo, prendendo guide locali, acquistando artigianato e prodotti tipici.
Oggi fortunatamente esiste un turismo che non cerca le classiche vacanze sui binari, quelle delle passeggiate+cocacola e dell’albergo in pensione completa, ma che è disposto a lasciare ricchezza su tutto il territorio a condizione che questo sia integro e d’ospitalità autentica.
Detto tutto questo, esorto la Sua amministrazione a tornare sui propri passi e non costruire un chiosco presso il Lago d’Arpy.
Se l’intenzione è quella di porre rimedio alla presente situazione di sovraffollamento del lago, l’invito è di valutare iniziative che possano creare un turismo più in equilibrio del luogo e che possa portare una maggiore distribuzione di ricchezza sul territorio oltre che una frequentazione più destagionalizzata.
Per esempio si potrebbero spingere le persone a raggiungere il lago con percorsi alternativi, come dall’abitato di Arpy: questo diminuirebbe la pressione antropica sul sentiero, e rendendo la camminata leggermente più impegnativa farebbe apprezzare maggiormente la zona della Piana d’Arpy con le strutture ricettive che già qui esistono e che gioverebbero della maggiore fruizione, meglio distribuita col Genzianella del Colle San Carlo.
Si potrebbe anche promuovere una serie di camminate con accompagnatori naturalistici locali, affinché chi raggiunge il lago ci arrivi con una maggiore cognizione di causa, non solo rispettando maggiormente il luogo ma anche apprezzandolo maggiormente.
Un’ipotesi più radicale potrebbe essere quella di regolamentare l’accesso al lago dal sentiero principale del Colle San Carlo, cosa che offrirebbe numerosi vantaggi, di cui faccio degli esempi:
– un numero di persone più in equilibrio col luogo, con benefici ambientali e di frequentazione per chi lo visita, oltre che riducendo il turismo generalista perché chi qui verrebbe lo farebbe perché lo vuole profondamente.
– un flusso di cassa per l’amministrazione, che può essere reinvestito in iniziative ambientali
– un maggior controllo della sicurezza del luogo: non solo l’accesso verrebbe regolamentato, ma il flusso di cassa potrebbe essere utilizzato per instaurare un servizio di vigilanza ambientale presso il lago, evitando tutti quei comportamenti contrari alla legge che già oggi avvengono.
Nulla impedirebbe alle persone di raggiungere il lago da itinerari alternativi (come dal Colle Croce o da Arpy) o in orari inusuali (per esempio l’alba), ma sono sicuro che la regolamentazione del sentiero principale sarebbe risolutiva per l’attuale sovraffollamento e scoraggerebbe il turismo generalista.
Questa modalità è stata recentemente annunciata per le Tre Cime di Lavaredo, e da anni viene perseguita in tutto il mondo: esempi concreti sono i grandi parchi americani o il Teide a Tenerife. I tempi oggi sono maturi anche nei nostri territori.
Ovviamente il sentiero principale andrebbe mantenuto sempre aperto e gratuito per persone con disabilità motorie, anzi si potrebbero favorire iniziative di accompagnamento specifiche, per esempio in joelette, rendendo l’esperienza concretamente democratica e inclusiva.
Di contro, la costruzione di un chiosco renderebbe il lago ancora più affollato con ricadute economiche praticamente irrilevanti: si creerebbero gli ennesimi posti di lavoro fortemente stagionali, con introiti per un singolo esercente. Sarebbe l’ennesima ripetizione di una visione che appartiene al passato, che oggi più che mai merita di essere superata. Superarla significa creare più ricchezza condivisa, portando lavoro a più persone per tutto l’arco dell’anno. Preservare la ricchezza economica ed ecosistemica di un territorio è un’azione lungimirante, in quanto garantisce la sua capacità di sostenere la vita e le attività economiche nel lungo periodo, anche per chi verrà dopo di noi. In territori caratterizzati da spopolamento della popolazione residente e chiusura delle attività essenziali è quantomai importante riflettere sulla direzione da dare allo sviluppo turistico ed economico.
La ringrazio del Suo tempo dedicato a questa lunga email, spero di aver trasmesso almeno in parte la mia passione per questi luoghi e aver dato qualche spunto alternativo di economia turistica. Cambiare abitudini di sviluppo turistico non è sempre facile e richiede una certa dose di coraggio, tuttavia ritengo che oggi più che mai i tempi siano maturi, in quanto il vecchio modello di sviluppo sta dimostrando tutti i suoi limiti e le sue conseguenze deleterie.
Rimango in attesa di una sua gentile risposta,
cordiali saluti,
Luca Fontana
15 Aprile, la risposta del Sindaco Barzagli:
Egr. Sig. Fontana,
La ringrazio per la viva attenzione che rivolge al nostro territorio.
Posso rassicurarLa sul fatto che non esiste alcun progetto di realizzazione di un chiosco di ristoro presso il Lago d’Arpy, precisandoLe che periodicamente ci viene rivolta questa proposta, che abbiamo anche valutato, ma che ad oggi abbiamo sempre respinto.
Posso confermarLe anche che tramite il nostro portale turistico “discovermorgex” e mediante gli altri canali social cerchiamo costantemente di promuovere un turismo sostenibile e le corrette pratiche di frequentazione dell’ambiente alpino, pur consapevoli che, nostro malgrado, spesso una comunicazione seppur efficace non è sufficiente a raggiungere lo scopo.
Da un paio d’anni, inoltre, abbiamo istituito, in collaborazione con la Regione e con il Comune di La Thuile, un servizio di navetta gratuita che effettua la linea Morgex-Arpy-Colle San Carlo-La Thuile durante il mese di agosto e le feste natalizie, proposta al fine di dare un segnale di sostenibilità seppur ben consci anche in questo caso che, purtroppo, ciò non sia risolutivo delle problematiche legate al traffico ed al massiccio parcheggio di auto nella zona.
Terremo in considerazione gli spunti da Lei forniti, riservandoci di valutarli con attenzione onde comprenderne l’accoglibilità e la fattibilità.
Resto a disposizione e La saluto cordialmente.
Il sindaco
Federico Barzagli
16 Aprile, la mia risposta:
Illustrissimo Sindaco, la ringrazio della gentile risposta.
La sua email mi rassicura ma solo in parte: ci sono ancora troppe forze che vorrebbero consumare l’ambiente alpino sull’altare dei profitti a breve termine e il fatto che riceviate continue proposte per questo progetto richiede a mio parere una soluzione che chiuda la questione una volta per tutte. Il rischio altrimenti è che prima o poi questa proposta venga accolta, è sufficiente un solo momento di debolezza da parte dell’amministrazione di turno per compromettere il luogo e la sua fruizione per i prossimi decenni.
Per esempio si potrebbe istituire una zona di protezione speciale (ZPS) o un sito di interesse comunitario (SIC) nella zona del Lago d’Arpy, che ne avrebbe tutte le caratteristiche grazie all’ambiente di lariceto d’alta quota e la presenza del Tritone alpino. Non sarebbe solo una protezione ambientale, ma questo tipo di tutela darebbe maggiori strumenti alla sua amministrazione per intervenire per la conservazione a lungo termine e rappresenterebbe un valido argomento di promozione del territorio, che grazie all’ingresso nella Rete Natura 2000 potrebbe richiamare un turismo diverso: non solo rispettoso ma anche interessato ad approfondire l’ambiente che sta visitando.
Sono lieto anche del servizio navetta, anche se come dice lei comunque non sia risolutivo e attivo solo in alta stagione, mentre il Lago d’Arpy soffre di un’eccesso di frequentazione ormai durante quasi tutto l’anno (almeno nei fine settimana). A mio parere la soluzione che porterebbe maggiori benefici non solo ambientali ma anche sull’economia turistica della zona rimane la regolamentazione dell’accesso al lago sul sentiero principale dal Colle San Carlo. Potrebbe essere una soluzione inizialmente impopolare, ma il panorama sta cambiando rapidamente e sempre più località scelgono questa strada, per cui come società ci stiamo gradualmente abituando a questo tipo di gestione. E’ importante che la regolamentazione del sentiero sia effettuata solo sull’accesso più frequentato in quanto comodo, in modo da mantenere lo spazio pubblico accessibile ma scoraggiare così la frequentazione generalista, che è il grave problema del Lago d’Arpy.
Comunque, sono grato di questo riscontro costruttivo e di condividere con lei il sentimento di tutela per quel luogo speciale che è il Lago d’Arpy. Le auguro un buon lavoro,
Luca Fontana
Conclusione (per ora):
Il progetto del chiosco non è ufficiale, ma le mie fonti sul territorio hanno evidentemente intercettato una proposta, confermata dal Sindaco.
Troppe volte ho visto le amministrazioni negare dei progetti oggi per poi farli passare domani: è sufficiente un cambio di rotta o di giunta perché le scelte del passato e i progetti di lungo termine passino in secondo piano.
La mia speranza è che l’amministrazione attuale, se è determinata a non realizzare questo progetto, tuteli il Lago d’Arpy in maniera definitiva. Una scelta che avrebbe ricadute positive sotto tutti i punti di vista.
Oggi più che mai è necessario dare concretamente spazio alle parole di sostenibilità e inclusività, che troppo spesso rimangono delle vuote etichette.