
Open Trekking nel Vallone di Cime Bianche: nelle Alpi sono rimasti pochissimi angoli che non sono stati stravolti dall’industria turistica. Preziosissimi, perché rappresentano non solo uno spazio d’elezione in cui poterci sentire ancora oggi a contatto con un ambiente precedente, ma soprattutto perché diventano un baluardo contro il rullo compressore del consumismo, che vorrebbe divorare ogni angolo rimasto caratteristico, estraendone quanta più ricchezza possibile nel processo di appiattimento che ne conseguirebbe.
Il Vallone di Cime bianche è ancora oggi libero e selvaggio ma non solo: è anche un unicum da un punto di vista naturalistico, tanto che è inserito nella rete delle aree protette europee. Cercando di prevaricare le leggi esistenti e senza alcuna sostenibilità economica (il costo stimato è di oltre 120 milioni, un investimento di dubbio rientro), la Regione Valle d’Aosta vorrebbe realizzare nel vallone uno scellerato progetto di collegamento degli impianti sciistici* tra Monterosa Ski e Cervinia-Zermatt Ski Paradise. L’impianto stravolgerebbe una zona tutelata (ZPS) a livello europeo. Cinque sono le ipotesi al vaglio della Regione, e tutte prevedono la costruzione di numerosi piloni all’interno dell’area protetta, addirittura un’opzione è di costruire dei tralicci alti 70 metri, con un basamento di 256 mq. Nel mezzo dell’area protetta verrebbe poi costruita una stazione intermedia, oltre che sbancamenti e l’abbattimento di diversi ettari di bosco. Per favorire il maggiore afflusso turistico, verrebbe ampliato il posteggio di Frachey dai 200 posti auto attuali a ben 2360! Questi interventi andrebbero a cancellare l’ultimo vallone selvaggio rimasto ai piedi del Monte Rosa.
Ho ideato l’Open Trekking per dare la possibilità alle persone di entrare in contatto coi territori minacciati dalla ceca avidità umana, unendo l’atto di camminare con preziose azioni di tutela ambientale. Hanno risposto Elena, Matteo, Roberto, Andrea, Lisa, Eleonora, Matteo e Lamberto, insieme a Chiara Silvia, e tutti insieme ci siamo affidati a Annamaria, Marco e Francesco del Comitato Insieme per Cime Bianche che ci hanno raccontato con passione e competenza questi luoghi e il pericolo che corrono. Alla fine della nostra esplorazione, i partecipanti hanno contribuito con un’offerta libera alla causa, donando con grande generosità. D’altronde la difesa legale di questi luoghi è estremamente costosa, e i membri del comitato lo fanno su base volontaria. Questo a differenza della Regione VdA, che vuole utilizzare i soldi dei suoi contribuenti per distruggere luoghi pubblici e speciali.
Ma anche tu che leggi questo post puoi fare la tua parte: innanzitutto ti invito a votare il Vallone di Cime Bianche per essere eletto Luogo del Cuore del FAI. Inoltre puoi fare una donazione in favore del comitato, oltre che spargere la voce sulla bellezza del vallone e sul pericolo che corre. Questo è uno di quei rari casi in cui il Patto del Non-Racconto si inverte, rendendo la divulgazione di un luogo e la fruizione di esso “così com’è” parte integrante della sua tutela. Chi vorrebbe questi luoghi devastati spera nell’apatia e nell’indifferenza dei cittadini, ma siamo migliori di come ci vorrebbero.
Penso che sia giunto il momento che chi ama la montagna si adoperi concretamente per la sua tutela, altrimenti diventa una semplice valvola di sfogo e quindi di sfruttamento dell’ambiente. Ricordo a chi mi legge anche la causa portata avanti dal Comitato Tutela Devero, che oggi merita tutto il nostro supporto.
Lunga vita al Vallone!
* ma come sta oggi l’industria dello sci? Al di là dell’inevitabile compressione a causa del clima che tutti conosciamo, è interessante sapere che oggi le dimensioni dell’industria sono in una fase di stallo. L’offerta colma pienamente la domanda, e da parte dei fruitori non c’è richiesta di ampliamento dei comprensori. Ampliare l’offerta è semplicemente un modo per i comprensori di proporre sempre qualcosa di nuovo, un motivo per sottrarre clienti alle altre stazioni sciistiche. Lo stesso collegamento di Cime Bianche inizialmente doveva rendere il comprensorio risultante il più grande d’Europa, ma proprio per questa corsa continua oggi questo motivo di marketing è già decaduto, rendendo ancora più assurdo investire queste risorse economiche per creare qualcosa di cui non frega niente a nessuno, se non ai costruttori stessi e ai politici che hanno fatto promesse immantenibili agli elettori. (Per approfondire: CAI TAM e il libro “Assalto alle Alpi” di Marco Albino Ferrari)
La foto di gruppo è di Francesco (@sisti_f).
La foto in apertura e quella in evidenza sono di Marco (@varasc.it).
L’ometto della foto è stato smontato scoprendo sotto una delle croci blu tracciate dai tecnici dello studio di fattibilità del collegamento. La vernice doveva essere teoricamente biodegraeabile, ma dopo 4 anni le croci permangono a memoria delle troppe menzogne alla base del progetto.
Come aiutare il comitato e tutelare il Vallone di Cime Bianche?
1. Vota il Vallone di Cime Bianche tra i luoghi del cuore del FAI, qui
2. Fai una donazione al comitato Insieme per Cime Bianche, la difesa ambientale in sede legale è estremamente costosa e ogni aiuto è benvenuto.
IT49K0326801200052394651940
BIC/SWIFT SELBIT2BXXX
Intestato a: COMITATO INSIEME PER CIME BIANCHE
Banca: Banca Sella
Causale: EROGAZIONE LIBERALE







