19 Giugno 2023
L’Unione Montana della Valle Intrasca si appresta a realizzare il progetto Valgrande Bike. A mio parere questo progetto è puro greenwashing, e punta ad attirare un turismo più numeroso e massificato nel Parco Nazionale della Valgrande.
Ho inviato le mie osservazioni tramite l’apposito modulo, e ti invito a fare altrettanto entro il 5 Luglio, non tacere!
Puoi trovare la presentazione del progetto: qui
Puoi trovare il modulo con le osservazioni: qui
Ecco la mia comunicazione con le osservazioni:
Buongiorno,
Sono Guida Escursionistica Ambientale iscritto al registro provinciale del VCO, sono nato a Verbania e frequento le montagne del Lago Maggiore da tutta la vita.
Con la Val Grande ho un fortissimo legame affettivo, ed è inoltre uno dei luoghi dove svolgo il mio lavoro da guida, nel solo 2022 ho organizzato ben 3 uscite in questo territorio.
Mio nonno, Carlo Seveso, è stato medico condotto in Valle Intrasca per decenni e la mia famiglia possiede da tre generazioni una baita all’Alpe Segletta, che frequentiamo abitualmente.
Nel 2020 ho tenuto la conferenza d’apertura al festival Letteraltura nel 2020, invitato dall’organizzazione per i miei progetti fotografici sul territorio del Lago Maggiore e delle sue montagne.
I miei progetti fotografici e le mie attività di guida sono canalizzate attraverso il mio profilo Instagram @mountainscaper , che conta 27 mila followers e fino a 200 mila contatti mensili.
Ho letto con attenzione i documenti riguardo al progetto VALGRANDE BIKE, inviati per raccogliere osservazioni il 6 Giugno.
Innanzitutto ringrazio il Parco di averli pubblicati dando la possibilità alle persone di esprimersi, soprattutto dopo lo spiacevole precedente della costruzione della ferrata Selvaggio Verde nel cuore del Parco Nazionale, un’opera finalizzata a richiamare turismo di massa e più invasiva rispetto ad una semplice e più economica sistemazione di un sentiero (o la sua chiusura, quando la sistemazione non è possibile).
In breve: ritengo che anche il progetto VALGRANDE BIKE sia finalizzato a richiamare un turismo sempre più di massa nei nostri territori, uno scopo opposto a quello fondante del Parco Nazionale della Val Grande.
Il Parco Nazionale della Val Grande non è un ente turistico, ma ha precise finalità ambientali. E’ stato istituito in una zona un tempo fortemente antropizzata e poi abbandonata dall’uomo. Il suo scopo esplicito è quello di tutelare questo territorio osservando come la natura si riprende i suoi spazi. Eventuali progetti di sviluppo turistico devono corroborare questa finalità, e non è certo il caso di VALGRANDE BIKE.
Leggendo la Relazione Tecnica Generale infatti noto come il progetto richiami in maniera forzata i valori di sostenibilità e decarbonizzazione, affiancandoli a dati di vendita delle e-bike e paventando quindi un’aumento della frequentazione turistica della zona. La parola “sostenibile” viene svuotata del suo significato, in perfetto stile greenwashing.
Se lo scopo reale è quello di “decarbonizzare l’accesso al piano montano” allora le misure possono essere molto più semplici, meno costose e meno invasive: basterebbe regolamentare le infrastrutture di accesso già presenti. Ho trovato inquietante il passaggio in cui si parla di “ricaricare le emtb con l’energia del bosco”, quando questa proviene da un pirogassificatore. Per quanto questo sia una struttura esistente, è quanto di più lontano posso immaginare da una ricarica in armonia con il luogo. Sottolineo inoltre l’assoluta inutilità di una colonnina di ricarica su percorsi così brevi: le eMTB hanno un’autonomia di diverse decine di Km (anche oltre i 100), e comunque per ricaricarle è sufficiente una normale presa domestica già sicuramente presente all’Alpe Egra, senza creare ulteriori costose strutture.
Per quanto riguarda la convivenza ciclisti-escursionisti, presentata come una delle criticità, ritengo che sarebbe molto più opportuno regolamentare l’accesso e la fruizione di quello che già c’è.
Costruire queste nuove infrastrutture aumenterebbe semplicemente la pressione turistica sulla zona: il fatto stesso che già oggi esista un problema di convivenza tra queste due categorie di fruitori è indice che non è necessario richiamare ulteriore presenza turistica sul territorio. Sottolineo che un’aumento delle presenze in un territorio è quanto di più lontano da una fruizione sostenibile.
Le bici hanno già le piste militari e forestali su cui poter andare, è piuttosto quantomai necessario regolamentarne la fruizione di quello che già c’è, escludendole da sentieri escursionistici troppo stretti ed affollati, senza necessità di aggiungere alcuna infrastruttura.
Voglio inoltre spendere qualche parola sull’installazione artistica Ciò Che Resta.
La Val Grande è stata anche teatro di morte, tuttavia il Parco Nazionale non ha nulla a che vedere con le tragiche vicende storiche della Seconda Guerra Mondiale. Questa è stata una vicenda tutta umana, e voler creare un’installazione artistica su delle dorsali montane naturali è un’opera alquanto invasiva e, a mio parere, completamente sconnessa dal territorio. Sembra quasi che il territorio stesso diventi colpevole di queste vicende, ma non è così. Appropriarsi di questi luoghi per ricordare le nostre vicende umane è una visione da secolo scorso, ma il Parco è nato per altri scopi.
In sostanza un progetto come VALGRANDE BIKE trasforma profondamente il territorio, piegandolo ad una fruizione di massa. Rimango convinto che la fruizione di massa non è compatibile con lo scopo fondante del Parco e non è in nessun caso sostenibile.
L’invito che faccio sia alla direzione del Parco sia soprattutto ai comuni promotori dell’Unione Montana è di aprirsi alla possibilità di lavorare con un turismo più di nicchia, sia italiano sia straniero, già presente nel territorio della Val Grande. La sfida è semplicemente nel saper intercettare questo turismo, che certamente non vede di buon occhio ulteriori infrastrutture sul territorio, e anzi di fronte a queste rischia di scegliere altre mete.
Per intercettare questo turismo è sufficiente dare valore e spiegare quello che già c’è, invitando le persone che vengono in questa zona ad apprezzarla nelle sue specificità.
La Val Grande ha una biodiversità tra le più particolari d’Europa, un territorio unico incastonato tra lago e montagna, non serve creare a tavolino nessuna nuova attrazione in questa zona, ma semplicemente raccontare il territorio. Certo, sono necessarie cura, cultura ed iniziative pensate, ma l’occasione qui è di creare una zona turistica d’eccellenza che possa sopravvivere alle mode del momento (oggi la e-bike, domani chissà cosa sembrerà indispensabile fare per richiamare turisti…).
Il caso della Val Maira fa scuola: da territorio in stato di abbandono, a zona di turismo lento, realmente sostenibile ed interessato al luogo per quello che è, con ricadute positive anche economiche per gli operatori turistici della zona, che vedono le persone permanere per più giorni, una realtà lontanissima dal turismo mordi e fuggi che si vorrebbe attirare con progetti come VALGRANDE BIKE.
Un altro caso che mi sento di riportare è quello del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Ho recentemente partecipato ad un workshop fotografico organizzato e proposto dalla presidenza del parco. In quest’occasione ho appreso delle linee guida per una fotografia più in equilibrio con l’ambiente naturale e su come comunicarne la conservazione. Il target di questa iniziativa erano specificamente i fotografi, ovvero una figura di intermediari nella comunicazione del territorio. Nel frattempo ho visitato un Parco Nazionale in cui non ero mai stato, pernottato in strutture del luogo, acquistato pasti in ristoranti etc etc.
Questa iniziativa ha quindi avuto diverse ricadute positive, sia a livello economico sia a livello ambientale, senza stravolgere il territorio e la sua essenza, ma anzi mettendola in luce in tutto il suo valore.
D’altronde in Italia solo il 10% del territorio ricade in aree protette, che sono uno strumento di tutela fondamentale per la nostra sopravvivenza. E’ importante che le istituzioni tengano fede all’intento fondante di questi territori.
L’invito che faccio all’Ente Parco è quindi quello di NON appoggiare il progetto VALGRANDE BIKE in nessuna delle sue parti, compresa l’installazione artistica.
Per quanto riguarda le proposte turistiche, invito l’Ente Parco a valorizzare il proprio territorio in tutte le sue straordinarie caratteristiche ecologiche, concentrandosi sull’intercettare il turismo attento al luogo in cui si trova e realmente desideroso di comprenderlo a fondo, un turismo già presente nel Parco. A proposito dell’attuale fruizione dei sentieri, che a parere dei proponenti del progetto sembra avere delle criticità, l’invito che faccio all’Ente Parco è di regolamentare la fruizione, tenendo sempre a mente le priorità territoriali, che sono innanzitutto di tutela ambientale e a seguire di tutela degli escursionisti a piedi e solo a seguire di ogni tipo di mezzo, motorizzato o no.
Personalmente come guida e come fotografo continuerò a perseguire lo scopo di educazione ambientale nelle mie proposte, e, se l’Ente Parco gradisse, proporrei volentieri delle iniziative al riguardo, che però soccomberebbero di fronte a progetti come come VALGRANDE BIKE.
Ringraziandovi per l’attenzione, porgo cordiali saluti,
Luca Fontana
AGGIORNAMENTO del 25 Agosto
E’ di pochi giorni fa la notizia che il Parco Nazionale della Valgrande ha respinto il progetto Valgrande Bike, che avrebbe avuto un forte impatto sul territorio del parco. La decisione è stata presa dopo che il parco ha richiesto l’opinione pubblica sul progetto, bocciato nel 96% delle risposte. Anche io avevo espresso un’opinione contraria, e sono felice che il Parco sia stato fedele al suo scopo fondante.
D’altro canto l’ente delle Aree Protette Ossola sta portando avanti un progetto simile in Devero, senza essere passato precedentemente dal vaglio dell’opinione pubblica, obbligatorio per legge. Questa linea di azione sta suscitando opinioni contrarie, ed anche io ho espresso perplessità in un post precedente.
Nel mio lavoro di guida, cerco di portare le persone in uno stato di connessione con l’ambiente naturale. Cerco di integrare la mia conoscenza dei sentieri e del trekking con quello che sto imparando a livello botanico, geologico, zoologico ed ecosistemico in senso lato. Per svolgere al meglio il mio lavoro è fondamentale che l’ambiente non sia disturbato da infrastrutture invasive ed un eccesso di flusso turistico.
La scelta del parco in Devero va in una direzione opposta, e per questo ho deciso di cambiare il territorio dell’escursione guidata di Ottobre. Non si tratta di una chiusura definitiva, anche il Parco Valgrande fece un brutto scivolone con la ferrata Selvaggio Verde, promossa dal vecchio direttivo, ma la decisione di questi giorni mi porta a dare fiducia ai territori da cui arrivano segnali in linea con la mia visione della montagna.
Vi invito quindi a scoprire con me la Val Grande, un territorio in cui l’incendio di vita dei boschi si è ripreso il suo spazio anche grazie all’istituzione di un Parco Nazionale. Insieme faremo un percorso di media montagna, passando tra faggete rosse d’autunno ed aspre creste panoramiche sui 4000 delle alpi. La proposta non è ancora pubblicata, ma vi invito a mettervi in lista nel calendario sul mio profilo.
Nella foto: il Grande Est, l’incredibile zona di tundra alpina interessata dal progetto in Devero.