Vivere il Patto del Non Racconto

Traversata con Bivacco: vivere il Patto del Non-Racconto.

Avevo sempre letto le indicazioni per questo bivacco, ma le oltre quattro ore sul cartello erano state un ottimo deterrente. Nel 2008 però mi feci coraggio, ed in una magnifica giornata di Settembre salii ai quasi tremila metri, scendendo poi in giornata dall’altro lato. Rimasi affascinato da questo luogo, incredibilmente accogliente seppur in un ambiente molto remoto. Da quel giorno, ci sono tornato oltre una decina di volte, godendomi albe e tramonti sulla mia montagna preferita al mondo.

A Settembre di quest’anno ho accompagnato qui un fantastico gruppo, che nonostante un’ondata di freddo eccezionale mi ha coraggiosamente seguito con la garanzia di una notte rigidamente sotto-zero.

Il sentiero di salita è sempre magnifico, svelando il Monte Bianco e altri quattromila delle Alpi Occidentali tra alcuni dei più bei laghi alpini della Valle d’Aosta. L’arrivo in bivacco al tramonto è poesia pura, pregustando già il calore all’interno nonché il vino ed i salami che abbiamo portato con noi.

La sorpresa è stata trovarci in 22 persone, in un bivacco che ha solamente 12 posti letto. Non mi era mai successo fuori dalla stagione estiva. Fortunatamente i partecipanti del mio gruppo si sono perfettamente adattati, e tutte le persone al bivacco sono state educate e rispettose del luogo.

Il tramonto e l’alba sono stati sontuosi e diversi, la sera il Monte Bianco ha giocato tra le nubi, la mattina si è presentato in una veste quasi invernale, magnifica.

Il giorno successivo siamo scesi dall’altro versante, godendo di una vista costante e magnifica sul Monte Bianco. Arrivare alla mondana Courmayeur è stato un vero e proprio shock culturale, che ci ha sinceramente divertiti. Tornare al punto di partenza coi mezzi pubblici ci ha riconnessi ad un’esplorazione alpina d’altri tempi.

Ho sempre accompagnato i gruppi qui fuori stagione, proprio per evitare di sovraffollare il bivacco. Tuttavia trovare il bivacco strapieno a fine Settembre mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca, perché secondo me è una diretta conseguenza della sovra-esposizione sui social che certi luoghi subiscono.

Proprio per questo motivo ho aderito con gioia al Patto del Non Racconto, ideato da Michele Comi. Questo viene spesso confuso con egoismo, ma il fatto di non geotaggare i luoghi delle mie escursioni (sia private sia con clienti) e non rispondere mai a domande come “dov’è questo luogo?”, è per me un modo non solo di preservare i luoghi, ma anche di favorire il processo di scoperta della propria montagna a proprio modo, che secondo me è l’elemento centrale dell’andare in ambiente.

Qualcuno ha riconosciuto il bivacco nelle mie stories e ha obiettato che non geotaggarlo è completamente inutile tanto “ormai è sputtanato”. Penso che questo sia uno dei meccanismi più delicati, lo stesso che ci porta ad idealizzare la wilderness lontana da noi ma a non difendere il bosco dietro casa dall’abbattimento per costruire un centro commerciale, o un prato perché “tanto intorno ci sono solo capannoni”. Innanzitutto penso che il fatto che una persona riconosca un luogo, non è detto sia lo stesso per tutti, ed in secondo luogo penso che applicare il Patto del Non Racconto anche a luoghi molto raccontati sia un segnale molto forte.

Allo stesso modo sono stato tacciato di egoismo, semplicemente perché non rispondo a dove sono i luoghi delle mie escursioni, come fossi obbligato a condividerli. Ci tengo a ricordare che sono luoghi raggiungibili liberamente, non ci sono divieti di alcun tipo. Semplicemente lascio ad ognuno la libertà ed il piacere della scoperta. Non voglio assecondare la coazione a prostituire ogni aspetto della nostra vita a cui siamo spinti continuamente dagli algoritmi dei social network.

Infine, col mio lavoro da guida escursionistica non voglio portare alcuna verità, non voglio calare dall’alto alcun preconcetto. Voglio invece stimolare riflessioni, e far sì che ognuno affini un proprio modo di frequentare la montagna e la natura. E fortunatamente, in tanti hanno colto questa sfumatura scrivendomi parole di incoraggiamento. Spero che il biglietto che ho lasciato in bivacco stimoli altrettante riflessioni, e che magari qualcuno resista alla spinta sociale di geotaggare questo luogo a tutti i costi sui propri social.

E al di là di tutto, grazie di cuore ai fantastici partecipanti di questa uscita. Oltre i social, ritengo così prezioso ritrovarsi di persona e fare esperienze di vita autentica. Siete stati compagni insostituibili ed essere con voi, parlare con ognuno di voi, mi ha aiutato a mettere a fuoco queste idee e ad affinare lo scopo del mio lavoro.

Leggi il patto del non racconto: qui

Ecco il biglietto che ho lasciato sulla porta del bivacco:

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